martedì 31 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND-CERVINIA

LO SCI ESTIVO



A Breuil-Cervinia , sui versanti italiano e svizzero del ghiacciaio di Plateau Rosà lo sci non conosce stagioni. La magia della neve conquista i suoi fans da fine giugno ai primi di settembre. Il sole, l’azzurro del cielo e il bianco della neve vi invitano a vivere l’estate da protagonisti con gli sci ai piedi. Il comprensorio a 3.480 metri di quota è da sempre la patria dello sci estivo: 23 km di piste dove la neve rimane bianca e argentea come quella invernale, con l’aria fresca e l’abbronzante sole estivo sul viso. Un’occasione sfruttata ogni anno da migliaia e migliaia di appassionati di sci, snowboard e freestyle. Chi vuole surfare trova ospitalità all’half-pipe del Gravity Park di Plateau Rosà. Non è raro incontrare i campioni della Coppa del Mondo in allenamento.

RITORNA LA MAXIAVALANCHE IL 23 E 24 LUGLIO 2011

Con partenza dal ghiacciaio del Plateau Rosà a 3500 metri, questa gara è l’unica che può vantare al mondo dei paesaggi tanto differenti quanto inusuali. A cavallo tra l’Italia e la Svizzera, nel paradiso del “Total Ski”, la sfida dei migliori discesisti italiani e stranieri continua...

Con delle novità che non potranno che far felici gli appassionati della maratona di discesa in Mountain Bike piu' famosa d'Italia...
La prima riguarda la giornata di qualifica del sabato, che si svolgerà sul tracciato di discesa di Cime Bianche Laghi, in parte sul percorso permanente del Bike Park, e in parte sfruttando “nuove linee” che gli organizzatori andranno ad inventarsi per rendere ancora più spettacolare la gara.
La giornata di domenica, vedrà la consueta partenza dei concorrenti dai 3500 metri del ghiacciaio di Plateau Rosà, dove le nevi eterne e le piste di sci sempre aperte, faranno come di consueto da cornice all’ evento che da 7 anni si ripete con crescente successo di partecipanti.
L'altra novità è che la gara avrà come traguardo spettacolare il centro del paese, raggiunto dai concorrenti percorrendo 200 metri circa all'interno dell'alveo del torrente, dove il team di Cervinia appronterà delle apposite passerelle in legno studiate ad hoc per rendere entusiasmante e unico il gran finale della Maxiavalanche.

Fonte:www.cervinia.it


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sabato 28 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - A 16 anni in vetta alle montagne più alte di tutti continenti

Record di un ragazzo inglese. George Atkinson ha iniziato con il Kilimangiaro a 11 anni, ieri l'Everest

Roma, 28 mag. (TMNews) - Primato di tutto rispetto per un ragazzino londinese di 16 anni: con la vetta dell'Everest raggiunta ieri, è la persona più giovane al mondo ad aver salito tutte le Seven Summit, ovvero le montagne più alte dei sette continenti. George Atkinson, di Surbiton, un quartiere periferico a sud-ovest di Londra ha iniziato la sfida quando aveva 11 anni, con la salita del Kilimangiaro, per completarla sei anni dopo con la vetta della montagna più alta del mondo, scalata dal versante nord.

Il record precedente apparteneva a un 17enne americano, Johnny Collinson. Il British Mountaineering Council ha confermato il primato di George, che compirà 17 anni domani.

La serie delle "Seven Summit", è iniziata con il Kilimanjaro (5.895 m) nel 2005; poi il Monte Elbrus (5.642 m) in Russia due anni dopo, la'Aconcagua (6.962 m) e la Carstensz Pyramid (4.884 m) nel 2008; il Monte McKinley (6.194 m) in Alaska nel 2010 e il Monte Vinson (4.897 m) in Antartico nel gennaio di quest'anno, per concludere il tour con l'Everest (8.848 m).

La madre, Penny Atkinson, ha annunciato la vetta dell?Everest sul suo blog: "George ce l'ha fatto, ha raggiunto la vetta alle 8.15, ora nepalese. Sembra che il tempo sia buono", poi aggiunge: "Un grande ringraziamento a tutti coloro che hanno permesso a George di realizzare il suo sogno. Adesso voglio solo che torni a valle sano e salvo".
Fonte:www.tmnews.it

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giovedì 26 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - IL MONTE ORTIGARA



Il monte Ortigara deve la sua triste ma gloriosa fama alla terribile e sanguinosa battaglia che vi si combattè dal 10 al 29 giugno del 1917 nel tentativo, da parte italiana, di riconquistare la dorsale montuosa che va dalla val d'Assa attraverso cima Portule, cima Dodici, monte Forno, monte Chiesa, cima Undici, monte Campigoletti, monte Ortigara fino al passo dell'Agnella a picco sulla Valsugana.
L'esercito austro-ungarico si era attestato su queste formidabili posizioni naturali al termine della famosa Strafexpedition scatenata nel maggio del 1916, che aveva portato gli imperiali fino al Pian della Marcesina e alle Melette, da dove però avevano iniziato a ripiegare a seguito della controffensiva italiana, sviluppatasi fra giugno e luglio 1916.
Questo ambizioso piano, denominato Azione K, avrebbe dovuto iniziare secondo i piani dell'alto comando italiano nel mese di novembre 1916, ma problemi vari e sopratutto le terribili condizioni climatiche dell'inverno 1916-1917 causarono il suo rinvio al giugno 1917.
Durante quell'inverno caddero sull'Altopiano fino a otto metri di neve, con temperature fino a 30 gradi sottozero e si ebbero decine di morti per slavine e congelamenti.
La preparazione dell'Azione K fu estremamente complessa per l'enorme e anzi eccessivo numero di truppe mobilitate e questa fu senz'altro una delle ragioni che portarono al suo insuccesso.
Le altre ragioni sono state evidenziate dagli storici e si possono leggere in numerosi libri dedicati alla battaglia dell'Ortigara; il mio preferito è "Ortigara 1917, il sacrificio della Sesta Armata" di Gianni Pieropan, nel quale viene fatta un'analisi veramente approfondita e veritiera dell'andamento della battaglia, basandosi anche sulle testimonianze dei sopravvissuti.
Le forze in campo per gli italiani erano la Sesta Armata, che comprendeva circa 300.000 uomini con 1.600 pezzi di artiglieria fra cannoni, obici, mortai e bombarde; occorre precisare che non tutti questi uomini furono effettivamente utilizzati.


Gli austro-ungarici schieravano circa 100.000 uomini con 400 pezzi di artiglieria senza contare i cannoni della Valsugana che potevano tirare sull'altopiano; in effetti nel corso della battaglia altre truppe vennero fatte affluire dagli austriaci per sostituire i caduti e per riprendere l'Ortigara, conquistata dagli alpini.
Il rapporto di forze era quindi di tre a uno a favore degli italiani e se si fosse trattato di una battaglia in campo aperto come quelle delle guerre napoleoniche o delle guerre di indipendenza, non vi è alcun dubbio che sarebbe finita con la vittoria italiana.
Ma qui siamo su montagne selvagge e brulle, a quote intorno ai duemila metri e gli austriaci hanno avuto un anno di tempo per scavare trincee e caverne, per stendere reticolati, per preparare postazioni in caverna di cannoni e mitragliatrici che prendono d'infilata i passi obbligati per cui devono per forza passare gli alpini, i fanti, i bersaglieri per andare all'attacco dell'Ortigara, dello Zebio, del Chiesa, del Forno e del Campigoletti.
Il vallone dell'Agnellizza, detto anche il vallone della morte, doveva essere attraversato di corsa dai nostri soldati che scendevano dal Campanaro e dal Pozzo della Scala su cima Caldiera, dove era ammassato il grosso delle truppe italiane, ed era sotto il fuoco dei cannoni e delle mitragliatrici austriache in caverna sull'Ortigara.
La descrizione che ne dà Paolo Monelli nel suo libro "Le scarpe al sole" è raccapricciante.
Una singola mitragliatrice servita da due uomini poteva falciare centinaia di soldati in pochi minuti e questo è quello che purtroppo avvenne.
L'alto comando pensava di potere usare in alta montagna le stesse tattiche delle battaglie di massa, come quelle dell'Isonzo e del Carso e del fronte occidentale in Francia a Verdun e sulla Somme.
Questo grossolano errore venne pagato a caro prezzo dai nostri valorosi soldati e specialmente dalle truppe alpine che furono quelle che diedero il più generoso contributo di sangue; non per niente l'Ortigara è chiamata il Calvario degli Alpini.
Su un totale di circa 28.000 perdite fra morti, feriti e dispersi, le perdite della 52a Divisione Alpina ammontarono a circa due terzi.
Le perdite degli austro-ungarici furono di soli, si fa per dire, 8.800 uomini circa e quindi un terzo delle perdite italiane, casualmente lo stesso rapporto delle forze in campo. Ma il vero motivo delle minori perdite è ovviamente dovuto al fatto che gli imperiali erano protetti nelle trincee e nelle caverne, mentre gli italiani furono obbligati ad andare all'attacco allo scoperto sotto il fuoco nemico.
L'intero piano di battaglia era molto complesso e prevedeva almeno quattro colonne di attacco che andavano dalla val d'Assa fino al passo dell'Agnella.
La possibiltà di successo finale dipendeva dal contemporaneo successo dei diversi attacchi, per potere difendere le posizioni conquistate, dai prevedibili contrattacchi nemici, ma questo non avvenne per tutta una serie di circostanze che possono verificarsi nel corso di una battaglia.
Qui ci occuperemo della colonna di attacco del Generale Di Giorgio che doveva attaccare l'Ortigara.
Come sempre l'attacco inizia con il fuoco delle artiglierie che devono battere tutte le posizioni nemiche, cercando di distruggere i reticolati e i cavalli di frisia per aprire dei passaggi alle truppe attaccanti.
Purtroppo, anche a causa della avversa situazione climatica che ostacola l'osservazione, i risultati non sono quelli sperati e molti reticolati rimangono intatti.
Nondimeno, dopo qualche ora i battaglioni alpini Bassano, Sette Comuni, monte Baldo e Verona sferrano l'attacco scendendo nel vallone dell'Agnellizza e risalendo i ripidi costoni che portano alle quote 2003 e 2105 del monte Ortigara, mentre l'altra colonna del Generale Cornaro inizia l'attacco al monte Chiesa e al Campigoletti.
In breve, nella stessa giornata del 10 giugno, la quota 2003 viene conquistata dal Bassano e la quota 2101 dal monte Baldo, mentre la quota 2105 verrà conquistata il giorno successivo, il tutto al prezzo di elevate perdite di vite umane.
E qui inizia la parte più assurda della battaglia dell'Ortigara; infatti gli attacchi delle altre colonne sono falliti, pur in mezzo a mille episodi di eroismo e a incidenti fatali, come il fuoco corto della nostra artiglieria che colpisce la Brigata Sassari nella zona del monte Zebio, causando centinaia di morti, come ricorda anche Emilio Lussu nel suo "Un anno sull'Altopiano".
A questo punto i nostri battaglioni alpini sono abbarbicati sull'immenso acrocoro che è la cima dell'Ortigara dove, ben presto, si rovescia il fuoco delle artiglierie austro-ungariche provenienti dal Campigoletti, dal Chiesa, dal Forno, che sono rimasti in mano nemica e dalla Valsugana.
La battaglia è persa perché non è possibile rimanere lì, quasi allo scoperto, sotto il fuoco dei cannoni nemici, e la cosa più logica da fare è ordinare la ritirata, ma l'Alto Comando è di parere opposto e continua a mandare nuove truppe a sostituire i caduti.
Nel corso di questa battaglia che durò tre settimane vi furono ovviamente decine di attacchi e contrattacchi, nel corso dei quali furono usati da parte austriaca anche proiettili a gas e lanciafiamme.
La battaglia terminò il 29 giugno con la ritirata delle nostre truppe sulle posizioni di partenza.
Anche se si concluse con una sconfitta, la battaglia dell'Ortigara rimarrà per sempre un simbolo luminoso del valore e dello spirito di sacrificio dei nostri soldati, senza dimenticare anche il valore dei nostri nemici di allora.

Fonte:www.fortinorditalia.altervista.org

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mercoledì 25 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - ST. MORITZ METROPOLI DELLE ALPI

 
Il Re Carlo Gustavo di Svezia è solo uno tra i tanti ospiti VIP abituali a St. Moritz, definita anche la metropoli delle Alpi. Sono numerosi gli hotel e i negozi di lusso, nonché le case di cura, adagiati in questo scenario alpino incastonato tra laghi e montagne.
 
Situata in Alta Engadina, ad un'altitudine di 1.856 metri, S. Moritz è baciata dal sole in media per 322 giorni all'anno. Proprio quel sole che nel 1930 è stato protetto a norma di legge quale primo simbolo locale. St. Moritz si è spesso contraddistinta nel ruolo di precursore, come quando per il Natale del 1878 brillò la prima lampadina elettrica o nel 1889 vi fu giocato il primo torneo di golf delle Alpi, mentre nel 1935 cominciò a funzionare uno dei primi skilift della Svizzera.

Le attrattive turistiche come la torre pendente, resto della Chiesa di San Maurizio, risalente al periodo cinquecentesco, oppure il Museo Segantini sono alternative al lusso e al jet set. Altrettanto degni di nota sono i dintorni di Sankt Moritz, la piana dei laghi d'Engadina con il Lago di Sils, il Lago di Silvaplana, il Lago di Champfèr e il Lago di St. Moritz.

Estate

In aggiunta alle escursioni e all’arrampicata, i vacanzieri possono dedicarsi alla vela, al windsurf, al gommone sull’Inn, o praticare il tennis o l’equitazione. St. Moritz è inoltre un paradiso del golf nelle Alpi con i suoi cinque percorsi e 60 buche. St. Moritz propone una vastissima gamma di attività di intrattenimento, ma soprattutto la magnificenza dei paesaggi dell’Engadina.

Inverno

St. Moritz è la culla del turismo invernale. Una moderna infrastruttura e 350 km di piste sono a disposizione degli sportivi nei dintorni. Sul Corviglia, la montagna cara a St. Moritz, trovate la partenza della pista da discesa più ripida della Svizzera, con una vertiginosa pendenza del 100 percento sul dirupo del Piz Nair.

Il sito in cui hanno avuto luogo a due riprese le Olimpiadi Invernali ha numerose attrazioni da proporre. Al Cresta Run, i piloti corrono giù per la pista da bob coricati sulla loro slitta Skeleton; il Bob Run è una delle piste naturali di bob più antiche del mondo. Il parco per gli snowboarder con una halfpipe accessibile in permanenza, i voli con il parapendio o il deltaplano a due posti e le escursioni di alta montagna sono solo alcuni esempi delle attività sportive proposte in inverno.

Gli appassionati delle escursioni invernali hanno a loro disposizione 150 km di percorsi, mentre i fondisti che visitano l’Engadina possono sbizzarrirsi su una rete di 180 km di piste.
 
Fonte:www.myswitzerland.com
 
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lunedì 23 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND -SULLA NEVE DELLE ROCKY MOUNTAINS

 I quattro stati del Montana, Idaho, Wyoming e South Dakota sprigionano un fascino tutto particolare nella stagione invernale, offrendo attività all’aria aperta, competizioni sportive, possibilità di praticare sport poco conosciuti nel resto del mondo e la magia della natura selvaggia.







Il Montana è famoso per la sua “cold snow”, particolarmente farinosa grazie a un clima molto secco che la rende ideale per lo sci e la motoslitta. Conta 16 località sciistiche e svariate sono le possibilità per lo sci di fondo e discesa, oltre ai due Parchi Nazionali disponibili per escursionismo invernale e ben 9 Foreste Nazionali. La regione di West Yellowstone è considerata "Snowmobile Capital of the World": le motoslitte possono circolare sulle strade di villaggi e cittadine, e numerose sono le guide disponibili per le escursioni nel Parco Nazionale di Yellowstone. Big Sky è sicuramente una delle località più rinomate: ubicata nella zona sudoccidentale dello Stato si trova ad un’altitudine di circa 3.400 metri. Svetta su questo paradiso la Lone Mountain, dove si possono provare le camminate sulla neve con le racchette, oppure praticare lo sci nordico. 

Il vicino Stato dell’Idaho vanta la Sun Valley, fiore all’occhiello delle località invernali negli Stati Uniti: scenari spettacolari uniti ad attività sportive e tecniche che vanno dallo sci di discesa allo sci di fondo, dalle specialità sportive nordiche all'Heli Skiing, dal pattinaggio su ghiaccio alla pesca nel ghiaccio, dalle gite coi cani e le slitte al relax di montagna e sci libero con pernottamento nei lodges dei boschi. Inoltre l’unica ovovia con il percorso più lungo al mondo si trova a Silver Mountain, nelle vicinanze di Kellogg. I percorsi per motoslitte attraversano scenari spettacolari, che si aprono su panorami con viste all’infinito, valli innevate e laghi ghiacciati, tra colline sinuose, montagne coperte di foreste e praterie aperte.

La natura e la fauna selvatica sono uno degli spettacoli del Wyoming, conosciuto come lo Stato dei Cowboy. Le Teton Mountains appaiono nel loro magico splendore colorandosi di rosa nelle frizzanti mattine d'inverno. Tra le località sciistiche Jackson Hole è sicuramente la più conosciuta per la bellezza delle sue piste e per l’atmosfera tipica western che qui ancora genuinamente si respira. Le vette delle montagne, le foreste, i fiumi e l’abbondante fauna selvatica fanno di Jackson Hole la base per visitare i Parchi Nazionali del Grand Teton e di Yellowstone; l’entrata meridionale del Parco Nazionale più famoso al mondo dista soltanto 95 chilometri.

Nel South Dakota le Black Hills si estendono per oltre 5 milioni di ettari e sono dominate dalla Black Hills National Forest, uno spazio immenso da girare in libertà: i paesaggi e gli scenari naturali sono un'esperienza diversa che non si trova altrove. Il Custer State Park ospita la più grande mandria di bisonti allo stato brado di tutti gli Stati Uniti. La pace invernale consente d’avvistare anche  cervi, antilopi e capre di montagna. Spearfish Canyon conserva immagini leggendarie: proprio qui Kevin Costner filmò le scene invernali della fuga dei Lakota- Dakota nel film Balla coi Lupi. È una bella strada panoramica che si snoda tra gole e montagne, burroni e canyon da entrambi i lati.

Fonte:www.turismo.it


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sabato 21 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - L'ALTOPIANO DEI 7 COMUNI

Come raggiungere l’Altopiano
 
L'Altopiano di Asiago 7 Comuni si trova nella Regione Veneto, al confine con il Trentino.
Servito da una comoda autostrada, l'Altopiano è la base ideale per visitare anche Vicenza, Verona, Padova, Venezia e altre interessanti località della regione.
In automobile o con i trasporti pubblici, Asiago 7 Comuni è raggiungibile facilmente da tutti e da ogni direzione.

Una terra sorprendente
 
Quasi un mondo a parte: ecco come si potrebbe definire l’Altopiano di Asiago 7 Comuni. Per l’ampiezza e la varietà del territorio; per le caratteristiche ambientali uniche; per la storia particolare e per la grande quantità di occasioni di svago e di relax che questa terra offre ai propri ospiti; per queste e per mille altre ragioni, l’Altopiano più bello del mondo riuscirà a sorprendervi piacevolmente.
Un incredibile mix di natura e libertà, di storia e di mistero, di sapori, emozioni, colori e sorrisi: ecco Asiago 7 Comuni!

L'ospitalità come segno di amicizia

Asiago 7 Comuni si propone agli ospiti con hotel di tutte le categorie dotati di una grande varietà di servizi. Oltre alle tradizionali proposte di soggiorni per weekend o settimane, gli hotel di Asiago 7 Comuni si sono strutturati per rendere la vacanza sull'Altopiano più piacevole che mai.

La specializzazione di alcune strutture permette la piena soddisfazione delle necessità più diverse. Per esempio, gli hotel con i centri benessere, per trascorrere alcuni giorni in totale relax; oppure i bike-hotel, con servizi dedicati a chi ama la bicicletta; o le strutture con servizi per gli sportivi e quelle pensate per chi ha problemi di movimento.

Il soggiorno ad Asiago 7 Comuni può contare anche su un'infinità di appartamenti per tutti i gusti, oltre ai bed & breakfast, agli agriturismi, ai residence e ai campeggi.
Potrai scegliere di partecipare a numerose iniziative, tra le quali le serate enogastronomiche; gli incontri storici, culturali e naturalistici; le escursioni a tema.

Asiago 7 Comuni propone divertimento e animazione per i giovani, i gruppi e le famiglie che cercano svago e allegria; offre momenti di naturale tranquillità a chi desidera riposarsi in totale relax.

Un grande negozio sempre aperto
 
Per chi ama dedicarsi allo shopping, Asiago 7 Comuni ha un vantaggio in più: l'apertura durante i giorni festivi che consente di trascorrere una mattinata o un pomeriggio andando per negozi.

Tutti i centri abitati altopianesi, anche quelli più piccoli, hanno qualcosa da offrire.

Dalle vie del centro dei principali paesi alle piccole botteghe presenti in ogni località: ecco l'esatto opposto del freddo e caotico centro commerciale. Qui è ancora vivo il rapporto amichevole con il negoziante, in grado di consigliare e suggerire il regalo più originale o il capo alla moda più interessante.

Dall'abbigliamento agli oggetti d'antiquariato; dalle opere d'arte ai prodotti della gastronomia tipica; dalle pubblicazioni all'artigianato locale. E, tra un acquisto e l'altro, ci si può fermare nei locali che propongono delle piacevoli pause, sorseggiando il tradizionale "spritz" o gustando un gelato artigianale.

Un oggetto acquistato ad Asiago 7 Comuni possiede un valore in più: il piacevole ricordo di una vacanza indimenticabile!

LE PECULIARITÁ DELL’ALTOPIANO DI ASIAGO 7 COMUNI
 
Ciò che troverete solo ad Asiago 7 Comuni
Le radici linguistiche e il carattere di tipo nordeuropeo del popolo altopianese vengono fatte risalire ai Cimbri, originari della Danimarca. Altre teorie vedono invece una forte influenza bavarese. Sta di fatto che la lingua cosiddetta cimbra è stata parlata correntemente su tutto l’Altopiano fino alla prima guerra mondiale. Ancor oggi alcuni anziani delle località di Rotzo, Mezzaselva e Roana parlano cimbro e moltissimi toponimi del territorio appartengono a questa antichissima lingua. Un Istituto di Cultura Cimbra, con l’annesso Museo Cimbro, opera a Roana organizzando convegni e seminari e realizzando numerose pubblicazioni.



La Cultura Cimbra ha portato fino ai giorni nostri anche un’importante tradizione di favole e leggende ambientate tra le montagne, nei boschi e nelle numerose cavità naturali altopianesi. Gnomi, fate, orchi, folletti, streghe, le Beate Fanciulle (Séleghen Beibelen) e i Sanguinelli popolano questi luoghi da millenni, creando un’atmosfera fantastica unica al mondo. Riti millenari e manifestazioni folcloristiche fanno riferimento a queste ambientazioni, coinvolgendo altopianesi e ospiti in rivisitazioni dal sapore antico.

L’Altopiano di Asiago 7 Comuni per quasi cinquecento anni ha goduto di particolari privilegi da parte della Serenissima Repubblica di Venezia, assumendo un assetto simile a quello di una nazione a se stante. Dal 1510 al 1807, infatti, il territorio era amministrato dalla Spettabile Reggenza dei Sette Comuni, in ordine di tempo il secondo esempio al mondo di governo democratico, dopo la Confederazione Elvetica. Un reggente e alcuni consiglieri venivano eletti dal popolo ogni anno a rotazione tra i vari comuni e la stabilità di governo era così garantita. In quegli anni si costituì anche la Milizia dei Sette Comuni, un piccolo esercito di millecinquecento uomini che proteggeva il confine dalle invasioni barbariche. Il piccolo stato disponeva pure di una sorta di ambasciatori presso Venezia, Vienna e in altre città. Il motto della Reggenza, ancor oggi ricordato, recita così nell’antico cimbro: “Sleghe un Lusaan, Genebe un Vüsche, Ghel, Rotz, Robaan. Dise saint Siben Alte Komoine, Prüdere Liben” (Asiago e Lusiana, Enego e Foza, Gallio, Rotzo, Roana. Questi sono gli Antichi Sette Comuni, in amore fraterno).

Il ventesimo secolo ha portato con sé la prima guerra mondiale, con la sua presenza catastrofica sulle montagne e nei centri dei Sette Comuni. Il totale sconvolgimento del territorio ha causato trasformazioni così profonde da lasciare ancor oggi evidentissimi i segni delle grandi battaglie. Fortificazioni, resti di cittadelle militari, trincee, postazioni, cimiteri di guerra sono oggi visitabili liberamente, ormai parte di un unico grande meraviglioso paesaggio naturale che è riuscito fortunatamente a prevalere sui danni commessi dall’Uomo. Un vasto museo all’aperto attraversato dal Sentiero della Pace e arricchito da numerose installazioni didattiche è una delle maggiori attrazioni per chi pratica il trekking e la mountain bike d’estate o lo sci nordico d’inverno. La famosissima zona sacra del Monte Ortigara, l’imponente arco del Sacrario Militare di Asiago sul colle del Leiten e i Musei della Guerra di Canove e Tresché Conca vogliono essere oggi un monito contro tutte le guerre.

Con un balzo indietro nel tempo, scendendo dal centro di Canove nella Val d’Assa (Ass Taal) che spacca profondamente a Ovest l’Altopiano, si possono osservare le affascinanti Incisioni Rupestri. In uno dei più importanti siti italiani del genere, graffiti preistorici che raffigurano abitazioni, armi e simboli misteriosi fanno viaggiare la fantasia, risvegliando ricordi ancestrali ormai sopiti. Anche in località Bisele a Cesuna ritroviamo queste atmosfere che si amalgamano con il mondo fantastico di gnomi e fate, con la Grotta del Popolo (Leute Kuvela) e la Cava degli Orsi, ma soprattutto con l’imponente Schaff Kuvela, una tettoia di roccia che fuoriesce dalla montagna come un enorme tetto. Sempre a Cesuna, una delle grotte delle Séleghen Beibelen, le Beate Donnette, fanciulle magiche che vivevano un tempo a stretto contatto degli altopianesi. Altra grotta delle Séleghen Beibelen si trova a Mezzaselva, nascosta agli occhi umani da un bosco di faggio.
Numerosissime voragini naturali, come per esempio il Tanzerloch (Buco delle Danze) di Camporovere, ospitavano incontri e sabba danzanti di streghe. A Rotzo, l’inquietante Altar Knotto (Altare di Pietra), costituito da un grande masso in equilibrio sull’orlo della montagna, ricorda sacrifici in favore delle divinità Thor, Odino, Ostera e Frea, abitanti la cima del vicino Altaburg o Borgo degli Dei. Anche in questa zona la roccia ha formato una lunga tettoia naturale, l’Alta Kuvela.
Sempre a Rotzo è visitabile l’importante sito archeologico del Bostel (Luogo Sicuro), con ricostruzioni di abitazioni preistoriche e percorso didattico. I lavoro di ricerca è ancora in atto e gli scavi sono ancora aperti. Nelle vicinanze la ristrutturata chiesetta di Santa Margherita (la Santa dei Cimbri) risale all’anno 1000.
Sul lato opposto dell’Altopiano di Asiago 7 Comuni, in località Sasso si trova la più lunga gradinata del mondo.
Ben 4444 (quattromilaquattrocentoquarantaquattro) scalini in pietra scendono da quota mille metri fino in pianura. Costruita in soli quattro anni alla fine del 1300 e un tempo utilizzata per il trasporto del legname commerciato con Venezia (gran parte della città lagunare si appoggia infatti su abeti altopianesi), la cosiddetta Calà del Sasso è oggi una suggestiva meta per passeggiate, sia in discesa che in salita.

A Lusiana, la Valle dei Mulini offre uno spettacolare momento di relax con un percorso che si sviluppa attraverso le antiche macine, così come la calcara e la carbonara, con la casa del boscaiolo. Sempre a Lusiana, è da visitare il sito archeologico del Corgnon. In località Granezza-Monte Corno, il Giardino della Flora Alpina. Anche a Gallio, nella Val Frenzèla, un percorso recentemente ultimato porta il visitatore tra antichi mulini costruiti sul ruscello in mezzo al bosco.
Il Parco del Sojo è una galleria d'arte a cielo aperto, con sculture e installazioni artistiche di vario genere, collocate nei prati e nel bosco.

A Conco si possono visitare la Cava Dipinta e la Cava Abitata, installazioni e interventi scultoreo-pittorici dell'artista Toni Zarpellon. Un modo simpatico per convertire in attrazione turistica due cave di marmo esaurite e abbandonate.

A Gallio, in località Campomuletto, il Sentiero del Silenzio vuol essere un momento di meditazione sul tema della guerra, con installazioni di grandi dimensioni, in grado di sorprendere il visitatore.

Le montagne di Foza comprendono il meraviglioso Monte Fior con le sue corone di roccia stratificata, inserite in una zona paesaggistica che permette all’occhio di spaziare sull’Altopiano.

Da Foza, seguendo la strada che porta a Enego, si attraversa la profonda Val Gàdena percorrendo il più alto ponte d’Italia (terzo in Europa). L’opera ingegneristica è alta 165 metri ed è spesso utilizzata per il bungee-jumping, il salto con l’elastico che vede proprio qui la sua massima possibilità di espressione.

Enego e la vasta piana di Marcésina presentano panorami nordici, con immense foreste di abete, con una prateria e una torbiera dove vivono addirittura alcune specie di piante carnivore uniche in Italia. I Casoni di Marcésina, un nucleo di costruzioni in legno, formano un antico villaggio di boscaioli disabitato e sono stati teatro per diversi lungometraggi.

A sud di Asiago, in località Pènnar, sorge uno dei due complessi dell’Osservatorio Astronomico dell’Università di Padova; assieme alla sede di Cima Ekar, costituisce il più importante centro di Astronomia Ottica in Italia. Il primo dei telescopi fu inaugurato nel 1942 (allora il principale in tutta Europa) ed è tuttora il più grande strumento ottico in Italia.

Sempre ad Asiago (che con meno di 7000 abitanti è la più piccola Città d’Italia, insignita per meriti di guerra) vi è l’Aereoporto Civile Romeo Sartori. Inaugurato da Gabriele D’Annunzio nel 1936, è uno degli aeroporti più alti della Nazione. Una pista in cemento lunga oltre un chilometro e una struttura di prima ricettività per i piloti con torre di controllo permettono lo scalo per voli turistici privati. Il volo a vela con gli alianti è uno degli sport maggiormente praticati, anche grazie alle correnti ascensionali che si creano sulla conca altopianese.

In località Meltar di Asiago, il Golf Club Asiago copre una vasta area verde con le sue diciotto buche che permettono di giocare in totale relax. Considerato uno dei migliori campi da golf d’Europa, è al vertice delle strutture di montagna, ogni anno teatro di numerose importanti competizioni.

A Cesuna di Roana si può visitare il Museo dei Cuchi, unico nel suo genere in Italia è la principale collezione al mondo di questi antichi strumenti musicali a fiato. I coloratissimi fischietti, oltre 7500 pezzi provenienti da ogni parte del mondo, presentano le forme più disparate, con rappresentazioni di animali, personaggi e oggetti di ogni tipo. Preziosi esempi di cuchi precolombiani testimoniano l’antichità dell’usanza di modellare questi particolari oggetti, rivelando così il significato della famosa frase “vecchio come il cucco”. Una festa molto sentita è la Sagra dei Cuchi di Canove di Roana (25 aprile), dove la tradizione vuole che i maschietti regalino il cuco alle ragazze, quale promessa d’amore.

Fonte:www.asiago7comuni.to

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venerdì 20 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - LA PERLA DELLE DOLOMITI DI BRENTA - TRENTINO



Madonna di Campiglio, paese discreto ed elegante adagiato a 1550 metri di quota nella bellissima conca tra il gruppo delle Dolomiti di Brenta ed i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella, oggi è certamente la numero uno tra le stazioni sciistiche italiane e una delle più importanti dell'intero Arco Alpino.
La varietà del suo ambiente montano assicura d'inverno la possibilità di percorrere, partendo dal centro del paese e ritornandovi senza per questo togliere gli sci, innumerevoli chilometri di piste fino a 2600 metri, sempre diverse per grado di difficoltà.




Oggi la Ski Area vanta 57 impianti di risalita e si sviluppa lungo 150 km di piste con una capacità di oltre 31.000 persone all'ora, 50.000 mq di snowpark, 40 km per lo sci nordico e, dal prossimo inverno 2011/2012, il collegamento con le piste di Pinzolo (essendo già attivo quello, sci ai piedi, con Folgarida e Marilleva).

Madonna di Campiglio è famosa per la sua mondanità ma bastano pochi passi fuori dal centro abitato per immergersi in un girotondo di laghi, vallette, ruscelli, malghe e rifugi.

I 50.000 ettari del Parco Naturale Adamello-Brenta ed i 450 km di sentieri di montagna offrono incredibili suggestioni a chi li percorre a piedi o in mountain-bike attraverso la frescura delle abetaie e l'incanto dei boschi di larici.






LA STORIA DELLA PERLA DELLE DOLOMITI DI BRENTA
Madonna di Campiglio, adagiata a 1550 metri di quota nella bellissima conca tra il gruppo delle Dolomiti di Brenta e i ghiacciai dell'Adamello e della Presanella, fu lanciata turisticamente nella seconda metà del secolo scorso da un certo Giambattista Righi di Strembo.
Nel 1868 egli acquistò per 40.000 fiorini l'intera sostanza dell'ex-monastero di Santa Maria di Campiglio appartenente alla mensa capitolare di Trento.
Al posto dei fatiscenti fabbricati delvecchio ospiziostretti attorno ad una chiesa tardo medioevale egli eresse un primo albergo, loStabilimento Alpino, destinato ad accogliere i primi turisti della montagna.
Nel 1875 intraprese a proprie spese la costruzione della strada che collegava i centri dell'Alta Val Rendena con Madonna di Campiglio: erano necessarie tre ore per percorrerla in carrozza.
L'avventura imprenditoriale di Gianbattista Righi fu portata avanti da Franz Joseph Oesterreicher, già proprietario del Grand Hotel Trento, il quale subentrò nella proprietà di Campiglio nel 1882.
Si diceva di lui che fosse figlio illegittimo dell'imperatore d'Austria e Ungheria che portava il suo stesso nome, Francesco Giuseppe.
Egli trasformò Madonna di Campiglio nel ricercatissimo luogo disoggiorno per la nobiltà e la ricca borghesia austriaca e mitteleuropea.
Tra i suoi ospiti, nel 1889 e nel 1894, ebbe addirittura la principessa Sissi e l'imperatore Francesco Giuseppe che trascorsero qui lunghe giornate passeggiando per i boschi, raggiungendo i laghetti attorno a Campiglio e dedicando spensierate serate ai walzer e a ristretti incontri con i loro cortigiani.
La famiglia Oesterreicher rimase a Campiglio fino al 1955, quando le sue proprietà furono gradualmente acquistate soprattutto da imprenditori lombardi che trasformarono l'aspetto e le strutture della località.
Già nel 1947 fu fondata la Società Funivie Madonna di Campiglio con lo scopo di valorizzare la pratica dello sci e quindi di promuovere la località.
Nel 1948 fu inaugurato il primo impianto, una seggiovia che univa Madonna di Campiglio allo Spinale; negli anni '50 furono realizzate la funivia 5 Laghi ed alcune sciovie.
Oggi il circuito degli impianti si sviluppa lungo 90 km di piste con una capacità di oltre 30.700 persone all'ora e si pensa al collegamento con le piste di Pinzolo (essendo già attivo quello, sci ai piedi, con Folgarida e Marilleva).
La 3-Tre, gara di Coppa del Mondo di sci tra le più prestigiose, è nata nel 1948 dalla fantasia di Rolly Marchi come tris di competizioni (slalom, gigante e libera) e solo negli anni successivi smembrata tra più località.
Madonna di Campiglio oggi è certamente la numero uno tra le stazioni sciistiche italiane e una delle più importanti dell'intero Arco Alpino: la varietà del suo ambiente montano assicura d'inverno la possibilità di percorrere, sci ai piedi, innumerevoli chilometri di piste fino a 2600 metri, sempre diverse per grado di difficoltà, per gli emozionanti scorci sui gruppi delle Dolomiti di Brenta e dell'Adamello e della Presanella.
Madonna di Campiglio, grazie ai suoi 1550 metri di altezza, è l'unica che assicura agli amanti dello sci da discesa di trascorrere un'intensa giornata sulla neve, partendo dal centro del paese e ritornandovi senza per questo togliere gli sci.
Il fascino di Madonna di Campiglio non è precluso ad alcuno: è un fascino che si svela poco a poco, vivendo il silenzio della natura, immergendosi nello scintillio dei cristalli di neve.
L'avventura inizia infilando gli sci da fondo oppure le racchette da neve - che qui prendono il nome di ciaspole - oppure affrontando la sfida appagante di una escursione con gli sci alpinismo.

Fonte:www.madonnadicampiglio.it


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giovedì 19 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND-CORTINA D'AMPEZZO


Abbracciata con protezione da tutte le parti dai Monti delle Dolomiti (nella zona nord-est dell’Italia, vicino alla frontiera con l’Austria), Cortina d’Ampezzo è una città nuova e pittoresca, una volta un conglomerato di piccole frazioni e casali isolati. Pomagagnon (a nord), Cristallo (a nord-est), Faloria e Sorapiss (ad est), Becco di Mezzodi, Croda da Lago, Cinque Torri (a sud) e Tofane (ad ovest) gli custodiscono le risorse urbane e naturali - muri di pietra che nascondono il tesoro „Perla delle Dolomiti”, così come si dice oggi di Cortina.
L’altitudine in cui si trova la città (1224 m) fa che l’aria sia rinvigorante e porta il cielo più vicino; mantiene il ritmo della vita in allerta e lo mette sull’uomo in perfetta armonia con la natura. La fauna e la flora specifica di una simile altezza sono, loro insieme, attrazioni; marmotte, caprioli, conigli e capre selvatiche popolano la Valle d Ampezzo e possono essere visti nel loro ambiente naturale, nella vegetazione verde, per metà selvatica della zona.

Cortina d'Ampezzo la Perla delle Dolomiti

Cortina è una stazione moderna, le cui piste da sci invitano, durante l’inverno, uomini da tutti gli angoli del mondo per confrontarsi, in modo piacevole, con loro stessi e con la neve attorno. D’altronde, Cortina ha ospitato i Giochi Olimpici Invernali del 1956, e nel 1988 ha occupato il II posto sulla lista delle locazioni preferite, immediatamente dopo Calgary, Canada, sono stati organizzati essi a seguito. Per quelli che considerano lo sci troppo spericolato, esiste la possibilità di alcune corse di fondo e di alcune spedizioni con il bob con il quale sognare, senza ricordare il fatto che si può godere anche delle tradizionali passeggiate con la slitta.
Durante l’estate, percorsi per scalare il monte, uscite con la barca sui fiumi e sui laghi vi possono fare il soggiorno più piacevole e vi possono aprire l’appetito in modo che potrete gustare in pieno i variati tipi di mangiare serviti nei numerosi ristoranti e snack bar che si aspettano i turisti a Cortina e nei suoi dintorni (“Cinque Torre”, “El Toula”, “Tivoli”, “Leone e Ana” ecc).
Gli alberghi e gli appartamenti che possono essere affittati offrono ai visitatori la possibilità di scegliere l’alloggio adatto in funzione del budget di vacanza e delle preferenze di ciascuno. In generale, i raccomandati sono: “Miramonti Majestic Grand” (5 stelle), “Cristallo Palace Hotel & Spa” (5 stelle), “Alaska Hotel” (4 stelle), “Mirage Hotel” (4 stelle).
Gli acquisti devono essere menzionati anche loro, come alternativa alla pratica di uno sport oppure alla visita degli obiettivi d’interesse turistico. I negozi specializzati all’ultima moda, artigianato, gallerie e antiquariati, ma anche immensi centri commerciali come “La Cooperativa di Cortina” sono luoghi in cui potete andare per trovare tutto ciò che è migliore in materia di firme, prodotti locali ed internazionali.






Fonte:www.cortina-tourism.com

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VIAGGI&WEEKEND -IL TOUR DELLE MONTAGNE DEL NEPAL

Nepal,una piccola nazione senza sbocco sul mare collinare del sud-est asiatico e` una meta ideale per tour di montagna del mondo.Questo bel paese ha otto su quattordici cime piu` alte del mondo,che hanno piu` di 8000 m di altezza.E il trekking e l’alpinismo su queste montagne e` la piu` grande attrazione del Nepal.
Ogni anno migliaia di appassionati di avventura da varie angolo e gli angoli del mondo visitano il Nepal a partecipare a una gita in montagna.La maggior parte dei vacanzieri scendere ad un trekking, ma molti lo fanno trekking di piu` prima di uscire di casa.Non c’e` bisogno di essere un atleta olimpico o un trekker approfondita professionale per trekking giu` regioni montuose del Nepal.Il trekking e` solo a piedi,e una persona che e` in forma e ama moderatamente brivido nella vita puo` impegnare se stesso in trekking.guide trekking o esperti sono inoltre disponibili,guide trekking o esperti sono inoltre disponibili,
Mentre trekking a queste regioni,trekkers ottiene anche l’opportunita` di esplorare la splendida bellezza di Madre Natura e la ricca cultura di popolo nepalese.Passeggiando per vasti campi di riso,rododendro foreste,attraversando corsi d’acqua,campeggio in cima ad una collina in mezzo al deserto di alte montagne dell’Himalaya sullo sfondo,rende giro in montagna in Nepal una esperienza di vita.
Nepal offre vari tipi di escursioni che va da un brevi escursioni dolce tra colline terrazzate a spedizioni lungo.Sulla base del livello di fitness o di esperienza,Gli appassionati di avventura puo` selezionare il trekking.Un tour di montagna del Nepal consentira` trekkers di trekking verso il basso alcune delle meravigliose regioni del paese, come regione dell’Annapurna,Un tour di montagna del Nepal consentira` trekkers di trekking verso il basso alcune delle meravigliose regioni del paese, come regione dell’Annapurna,Kanchenjunga regione,Langtang Regione,Mustang regione e regione Dolpo.
Pokhara,valle del Dolpo e Mustang, in Nepal sono anche famosi per gite a cavallo.Le persone usano pony per raggiungere i luoghi piu` remoti di queste valli.
In un guscio di noce,Il Nepal e` davvero una meta fantastica per il tour di montagna in tutto il mondo.
Ci sono due periodi dell’anno in cui le condizioni sono piu` favorevoli per un trekking al campo base dell’Everest,sia in primavera pre-monsone o l’autunno monsone post.Anche se,e` possibile aderire Treks che corrono quasi tutto l’anno.



Fonte:www.viaggi-nepal.info


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martedì 17 maggio 2011

VIAGGI&WEEKEND - DOLOMITI - VAL GARDENA - PATRIMONIO NATURALE MONDIALE

Le DOLOMITI – per molti le montagne più belle del mondo
Grandi rocciatori come il viennese Paul Grohmann (1838 – 1908), il primo a conquistare la vetta della Tofana de Rozes e del Monte Cristallo presso Cortina d’Ampezzo, del Sassolungo in Val Gardena e delle Tre Cime di Lavaredo nelle Dolomiti di Sesto, amavano queste montagne e ne propagarono la fama con numerose pubblicazioni. L’alpinista, attore e regista cinematografico gardenese Luis Trenker (1892 - 1990), nato ad Ortisei ai piedi dell’inconfondibile Sassolungo, documentò la sua passione per queste montagne in numerosi libri e film che fecero il giro del mondo. Grazie a Trenker le formazioni rocciose delle Dolomiti raggiunsero per la prima volta un ampio pubblico a livello internazionale. Ed infine il “Re degli ottomila“ – Reinhold Messner. Fin da bambino fu attratto da questo meraviglioso paesaggio montano. Messner ha conquistato tutte le montagne più affascinanti, le cime più alte e a parere di altri inviolabili, esistenti al mondo. Le Dolomiti hanno però sempre suscitato in lui un fascino particolare, diceva „Non sono le montagne più alte, ma sicuramente sono le montagne più belle del mondo“. Le Corbusier (Svizzera-Francia 1887 – 1965), forse il più grande architetto contemporaneo, vedeva nelle Dolomiti „la più bella architettura naturale del mondo“.



Le DOLOMITI – Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO
L’UNESCO, l’organizzazione per l’educazione, la scienza e la cultura delle Nazioni Unite, cura un elenco mondiale di paradisi naturali e tesori culturali protetti, ritenuti di particolare valore per le generazioni future. Negli anni scorsi l’organizzazione si è occupata della candidatura per il Patrimonio Naturale dell’Umanità delle Dolomiti. Questa venne inoltrata dalle cinque provincie italiane di Bolzano, Trento, Belluno, Udine e Pordenone, sul cui territorio si estendono le Dolomiti, con un obiettivo ben preciso: ottenere il prestigioso riconoscimento da parte dell’UNESCO.
Nell’ambito del 33° congresso annuale a Siviglia, il 26 giugno 2009 l’UNESCO ha dichiarato le Dolomiti Patrimonio Naturale dell’Umanità. Le Dolomiti adesso sono tra i 50 paesaggi più belli d’Europa e tra i 199 a livello mondiale.
Con questo, le Nazioni Unite hanno riconosciuto ufficialmente l’unicità delle Dolomiti e la bellezza di cime famose come la Marmolada (3.342 m), la regina delle Dolomiti. Da sempre le DOLOMITI incantano l'uomo. E’ stato lo scienziato e geologo francese Déodat de Dolomieu (1750 – 1801) a definire nel 1791 la composizione mineralogico-chimica della roccia dolomitica. Da allora è in uso la denominazione “Dolomia“.
Grazie all’esistenza di vasti parchi naturali e parchi nazionali, uno fra questi anche il PARCO NATURALE PUEZ-ODLE in Val Gardena, che l’UNESCO ha insignito queste montagne come Patrimonio Naturale dell’Umanità. Il “Parco Naturale Puez-Odle” instaurato nel 1977 e successivamente allargato comprende oggi 10.196 ettari di territorio. Il parco è geologicamente interessante in quanto vi sono presenti tutte le conformazioni rocciose tipiche delle Dolomiti. L’area dolomitica elevata a patrimonio dell’umanità comprende un’estensione di ben 142.000 ettari integrati e da una zona, detta cuscinetto, di ulteriori 90.000 ettari.  
Su scala mondiale ben 199 paesaggi fanno parte del Patrimonio Naturale dell’Umanità UNESCO. In Italia le Dolomiti sono la seconda zona di questo tipo e si aggiungono alle Isole Eolie, inserite nell’elenco nel 2000.

Le DOLOMITI: un tempo atolli tropicali, oggi montagne maestose
Le Dolomiti hanno le loro origini nel mare tropicale preistorico. Circa 250 milioni di anni fa, l’attuale arco alpino era una parte del continente Pangea, che si trovava molto più a sud, all’interno della fascia tropicale della Terra. Data la presenza di molluschi, alghe, coralli e pesci, in questa zona vigeva una massiccia produzione di calcare. Dopo l’era glaciale ebbe inizio il modellamento della superficie delle Dolomiti, dove l’acqua si rivelò uno scultore provetto e fantasioso. Una delle meraviglie che si fondano sulla particolare composizione mineralogica delle Dolomiti, è senz’altro il fenomeno della cosiddetta „Enrosadira“. La presenza di carbonato di calcio e di magnesio nella Dolomia fa si, che al tramonto le montagne si accendano di un colore rosso intenso. Le pareti rocciose sviluppano uno spettro cromatico che va dal giallo chiaro al rosso fuoco, per poi attenuarsi in vari livelli di viola, fino a scomparire del tutto nel buio della notte. L’ Enrosadira è una delle peculiarità delle Dolomiti ed è sicuramente uno degli spettacoli naturali più particolari che ci siano, fonte di ispirazioni e leggende. Ispirato dai misteri di queste montagne anche lo scrittore e narratore Karl Felix Wolff (1879 - 1966), che ha raccolto e trascritto sage e leggende delle Dolomiti, preservandole nel tempo.

La Val Gardena: un paradiso di vacanza nel patrimonio naturale dell’umanità 
D'inverno un bianco paesaggio incantato.D'estate una straordinaria esplosione di bellezze naturali.  Il regno dei „Monti pallidi" mostra perennemente, con il variare delle stagioni, la varietà e particolarità dei suoi paesaggi. Le tre località Ortisei, S. Cristina e Selva, tutte in un raggio di 8 km, oltre alla magnificenza della natura, offrono una vasta gamma di attività artistiche e culturali. La Val Gardena quale rinomata regione per sci ed escursionismo è la località di vacanza per l’ospite attivo con particolare riguardo alla ricerca delle tendenze sportive del momento. La Val Gardena è da sempre intenta ad offrire ai suoi ospiti servizi all’avanguardia, con particolare riguardo agli esercizi ricettivi, alle scuole di sci e d’alpinismo, agli impianti e alle manifestazioni spesso di livello internazionale.
La cultura ladina è ben radicata nella popolazione del luogo e viene espressa nella loro lingua, nell’artigianato del legno e nelle tradizioni ancora oggi vissute.
La Val Gardena è la valle dolomitica per eccellenza, i “monti pallidi” con le loro guglie affilate, le pareti rocciose e i panorami mozzafiato, sono nelle immediate vicinanze e facilmente raggiungibili dai centri abitati.

Fonte:www.valgardena.it



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VIAGGI&WEEKEND - VALLE D'AOSTA: tra splendide montagne, aria buona e cielo azzurro

 
 
La Valle d'Aosta è la regione italiana a cui sono più affezionato, in quanto, sin da quando ero piccolissimo, i miei genitori mi portavano in montagna per la villeggiatura estiva. La prima volta che vidi la Vallée avevo un anno e, anche se non mi ricordo, mi era indubbiamente da subito piaciuta. La nostra meta è sempre stata ETROUBLES, nella Valle del Gran San Bernardo; per diciotto anni ho trascorso parte delle vacanze estive in questo paesino valdostano, poiché avevamo la roulotte fissa in campeggio e, negli ultimi due anni, la casa in affitto per il mese di agosto. In questa maniera si trascorrevano vacanze a stretto contatto con la natura: Etroubles (1.280 m) è circondato da imponenti montagne (il Mont. Vélan, la Tête de Barasson, Mont Chenaille, la Salliaousa e la Tête de Faudery), verdi di pini e dalla cima bianca di neve, che sembrano cullarlo. Ad Etroubles e nei suoi pressi, come in altre zone della regione, ci sono molti boschi e pinete dove è bello camminare nel fresco e nella quiete del paesaggio di montagna, raccogliendo qua e là lamponi, fragoline selvatiche, more ed altri frutti di bosco (consiglio la passeggiata in pineta che porta fino a Saint Oyen). Ogni anno, intorno a luglio-agosto, si svolge una manifestazione di grande interesse e importanza etnologico-culturale, chiamata "Veillà", dove sfilano le maschere tipiche e dove vengono riprodotte le scene delle vecchie mansioni valligiane. Altro evento folkloristico di Etroubles e di tutta l'intera Valle d'Aosta, è la "Bataille de Reines" (Battaglia delle Regine), ossia i combattimenti fra le migliori mucche da latte, allevate ed allenate dai pastori locali. La pista da sci più vicina ad Etroubles è quella di Saint Oyen-Flassin, molto facile anche per i dilettanti e a soli tre chilometri di distanza. Da Etroubles si può arrivare al Colle del Gran San Bernardo (2.473 m), dove c'è il confine svizzero, seguendo una tortuosa strada in salita (il tragitto è di circa quindici chilometri, bisogna seguire in direzione St.Rhemy). Il Colle del Gran San Bernardo è rinomato per il suo lago di alta montagna e per l'Ospizio in territorio svizzero, dove si può visitare il tesoro dei monaci e il canile. AOSTA è il capoluogo di regione, è una stupenda città antica fondata dai Romani (la sua nascita risale al II secolo a.C.). Gli abitanti sono circa 40.000, fra i monumenti principali, sono indubbiamente da non perdere: le bellissime "Porte Pretoriane con gli scavi romani", "l'Arco romano di Augusto", la "Chiesa di Sant'Orso" (chiesa costruita intorno al 1000 su un'originaria basilica paleocristiana. Nel corso del tempo ha subito molte trasformazioni, oggi si presenta con la facciata neoclassica dell'800. Importanti sono la cripta, con capitelli carolingi e longobardi, il coro ligneo del XV sec. e il chiostro gotico del XV sec.), la favolosa "Piazza Chanoux" e tutto il complesso del suo centro storico. Altre città importanti sia per il turismo, che per la loro bellezza, sono: Courmayeur, Cervinia, Champoluc e Cogne (area del Parco Nazionale del Gran Paradiso), che sono peraltro rinomatissime stazioni sciistiche. COURMAYEUR (1.224 m) può essere definita "la regina del Monte Bianco", situata ai piedi del monte più alto d'Europa, è frequentata da turismo internazionale in ogni periodo dell'anno. Qui sono stato alcune volte, più che altro da pendolare. Il turismo estivo viene affascinato da un delizioso corsetto che attraversa tutto il centro e finisce con il lussureggiante, verdissimo parco cittadino; per coloro che vogliono fare "shopping" c'è solo l'imbarazzo della scelta, tra fini boutique di abbigliamento, artigianato, sport e souvenir. Buone e caratteristiche sono le "crêpes al cioccolato", vendute in piccoli spacci di legno situati nelle vie e piazzette principali. Il turismo invernale è invece dedicato allo sci, sono infatti numerose e di prima scelta le piste che circondano la cittadina valdostana (importante la funivia che porta a Punta Helbronner, a 3.462 m di quota). Se Courmayeur domina il Monte Bianco, lo stesso si può dire per Cervinia e il Cervino; in questo caso il nome della città deriva dal monte. Anche CERVINIA (2.006 m) richiama migliaia di persone sia d'inverno che d'estate grazie all'ottima ed elegante passeggiata del centro e ai fiorenti impianti sciistici (c'è la funivia tra Breuil e Plan Maison, poi si può salire fino ai 3.480 m di Plateau Rosà). Una veloce permanenza a Cervinia (col mio amico Davide) è stata per il ferragosto del 2001. Invece per il Capodanno 2000, in compagnia del mio amico Andrea, ho trascorso una settimana a Champoluc in Val d'Ayas; CHAMPOLUC (1.570 m) è anch'esso un paese molto carino e il paesaggio spiccava particolarmente poiché era tutto bianco per le fitte nevicate. Champoluc sorge alla confluenza dei valloni di Cuneaz e Mascognaz, circondato dal verde di foreste di pini e abeti, gode di una buona vista del Monte Rosa. A COGNE (1.534 m) ho fatto tappa in una giornata nell'agosto 2000, insieme alla mia amica Paola. Il paese in sé è piccolino, offre però giganteschi prati dove sdraiarsi e riposarsi. A pochi chilometri da Cogne, in frazione Lillaz, si può parcheggiare in un'area di sosta (adibita anche per i camper) e fare poi delle passeggiate lungo il letto del torrente Grand Eyvia (con cascate, ruscelli e spettacolari paesaggi alpini). Non bisogna nemmeno dimenticare la Val Ferret: molto bella e attraversata dal torrente Dora di Ferret, affluente del fiume Dora Baltea (la Dora è il fiume che scorre lungo tutta la regione; l'altro suo affluente è il torrente Dora di Veny), dove si possono pescare ottime trote (questa valle è raggiungibile comodamente da Entrèves, frazione di Courmayeur, tramite una strada che la attraversa per tutta la sua lunghezza). La Valle d'Aosta collega l'Italia alla Svizzera e alla Francia, quindi ho potuto fare alcune escursioni in questi paesi, partendo dalla base valdostana (come ad esempio Martigny in Svizzera e Annecy, poi Chamonix in Francia). La regione è collegata alla Svizzera tramite il Passo del Gran San Bernardo e alla Francia tramite il Traforo del Monte Bianco di Courmayeur e il Passo del Piccolo San Bernardo. La Valle d'Aosta è anche la regione dei castelli, ce ne sono circa cento; i più famosi sono: il Castello di Fenis (Fénis), il Castello di Saint Pierre, il Castello di Aymavilles e il Forte di Bard, che è situato appena dopo il confine con il Piemonte (anche se meriterebbero una visita pure il Castello di Issogne e il Castello di Sarre). Perché scegliere la ridente Valle d'Aosta come vacanza? I motivi sono molteplici: le montagne più belle d'Europa, i prati più verdi d'Italia, le stradine rampicanti super caratteristiche, l'aria e l'acqua più squisite di tutte...
 
Fonte:http:viaggidialex.altervista.org
 
 
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